Recensione e videorecensione a cura di Claudio Consoli
Trama semplice, fin troppo
Doveva essere una giornata di normale sregolatezza per Delsin. L’ennesimo graffito su un manifesto di Seattle, l’usuale fuga dal fratello poliziotto (costantemente messo in difficoltà dal giovane ribelle) per poi finire tutto in una ramanzina inascoltata. Un incidente inaspettato, però, da il via ad un’avventura che il protagonista non avrebbe mai potuto immaginare. La trama di inFamous: Second Son, non è decisamente qualcosa che definiremmo esaltante. Ci troviamo in una Seattle controllata da forze governative, che fanno uso di tecnologie e poteri speciali contro i Conduit, esseri umani dotati di super abilità, e quindi considerati alla stregua di bioterroristi. In questo contesto, piuttosto che risolvere la complicata situazione socio-politica, lo scopo principale del protagonista resta per l’intero arco narrativo la salvezza della sua famiglia, ingiustamente attaccata nei primi minuti di gioco. Una monotonia narrativa che viene spezzata solo da alcune divertenti gag della coppia di protagonisti, coinvolti durante tutto il gameplay nella classica, amichevole rivalità tra fratelli di età molto distanti. Le personalità dei due portano su schermo un rapporto di rivalità tra la figura autoritaria ed il ragazzo fuori dagli schermi, già visto in più di una produzione cinematografica, rapporto che grazie alla forte complicità tra i due vede nell’arco della storia avvicinarli rapidamente, fino a creare situazioni sempre più buffe e divertenti. Delsin, in realtà, ci è parso un personaggio fortemente orientato ad un pubblico adolescente, rappresentando di fatto quello che qualsiasi giovane ragazzo vorrebbe essere: libero, senza limiti, eppure responsabile delle proprie azioni o, almeno, quest’ultimo aspetto è lasciato nelle mani del giocatore, che ancora una volta dovrà fare scelte tra azioni positive e negative, determinando così alcune variazioni nel gameplay, e quindi l’ottenimento di uno dei due finali disponibili.
Torna il mix di parkour e super poteri, con interessanti novità
Come da predecessori, il gameplay di inFamous ruota fortemente attorno a parkour e super poteri. In merito alle abilità speciali, Dalsin ottiene il primo potere durante una colluttazione nei primi minuti di gioco, mentre per gli tutti altri, che non vogliamo, ne’ possiamo anticiparvi in questa recensione, è lo stesso giovane ad intraprendere una costante caccia all’uomo, al solo fine di potenziarsi in vista dello scontro finale. Ottima idea in termine di design è stata di far sì che il potere attivo dipenda dall’ultima fonte d’energia assorbita direttamente dall’ambiente. Quando si decide di attivare uno specifico potere, è necessario quindi trovarne una fonte, come può essere un incendio o un comignolo nel caso del Fumo, ed assorbirla esattamente come avveniva con l’elettricità nei predecessori. Ciascuna abilità speciale offre specifiche modalità di movimento che, soprattutto quando potenziate al massimo, consentono di spostarsi agevolmente in ogni ambito della città. In questo senso il potere Fumo si rivela l’unico che costringe a ricorrere solo alle arrampicate e al parkour (tipiche di Cole, il precedente protagonista) mantenendo la possibilità di usare automobili come rampe di lancio, ma sostituendo il surfing dei cavi elettrici con il passaggio attraverso condotti d’areazione. Tutti i successivi poteri offrono infatti migliori possibilità di spostamento, sia sulla distanza che verticalmente, eliminando quasi del tutto la necessità di scalare pareti.
Utilizzare i poteri per attaccare si dimostra del tutto simile a quanto avvenisse in passato. L’arma principale del protagonista è una catena, che durante le combo corpo a corpo viene potenziata dall’abilità in uso, in realtà limitandosi ad un cambio estetico. Migliore l’offerta sul combattimento dalla distanza, dove Second Son torna ad offrire le meccaniche da sparatutto già viste in passato, con qualche aggiunta interessante. In questo caso, cambiare potere dà modo di usare attacchi specifici, che vanno da semplici palle di fumo utili da medio raggio, a laser precisi dalla distanza, fino a raffiche veloci poco dannose, potenti colpi a caricamento, o granate dai differenti effetti. Ottenuto un sufficiente livello di eroismo o di infamia, viene inoltre sbloccato un attacco speciale differente per ciascun potere, che è possibile ricaricare compiendo azioni con karma positivo o negativo durante il combattimento, per poi scatenare una devastante mossa ad ampio raggio, che nella maggior parte dei casi libera completamente lo schermo dai nemici presenti. Analizzando l’intera offerta donata dai singoli super poteri, ci siamo resi però conto che l’aumento del numero di poteri diversi a disposizione del protagonista, ha come conseguenza un ridotto numero delle singole abilità presente in ogni set, pertanto a parte i sopracitati attacchi, mancano capacità extra che portino varietà, come ad esempio la capacità telecinetica di Cole, ben affiancata al suo potere elettrico, con la quali divertirsi a respingere nemici o sollevare automobili. Combattere sfruttando nel migliore dei modi le abilità preferite si rivela essenziale anche ai bassi livelli di difficoltà. Quest’ultima non ci è parsa del tutto ben bilanciata, con una differenza poco netta tra il livello normale e quello facile, che avrebbe dovuto consentire un gameplay meno pressante a giocatori disinteressati alla sfida in se’.
Tanti poteri diversi, sensazione di onnipotenza, ma ripetitivo
L’ottenimento di nuovi poteri ed abilità è ciò che per tutta l’intera avventura scandisce le singole fasi di gioco. Il gameplay è infatti contraddistinto da momenti definiti in maniera estremamente rigida. In linea di massima il gameplay ci vede svolgere le stesse azioni in modalità ciclica. Si parte spostarci in punti chiave della mappa, si svolgono brevi indagini mandando fotografie al fratello poliziotto, si libera un’area dall’unità di guardia presente nella zona, e quindi si svolge la successiva missione. Un ciclo al termine del quale arriviamo puntualmente allo scontro con un Conduit dotato di potere diverso da quelli già acquisiti, che otterremo immediatamente dopo averlo sconfitto. Terminata questa fase, per ciascuno dei singoli poteri è necessario trovare alcuni trasmettitori da distruggere, al fine di sbloccare le quattro o cinque abilità specifiche che li contraddistinguono. Insomma, la sensazione di compiere ciclicamente le stesse azioni è tangibile, e di conseguenza lo diventa il senso di ripetitività. Terminata l’intera avventura, abbiamo ripercorso mentalmente le otto ore scarse di gioco, e ci siamo resi conto di quanto effettivamente l’offerta sia piuttosto limita. Non mancano missioni extra opzionali, che anzi consigliamo di svolgere intervallando le missioni della trama principale, e viene lasciata la possibilità di continuare a giocare anche dopo il completamento della campagna, ma la monotonia della stessa è davvero un peccato. Se consideriamo che la trama generale non offre lo stesso mistero da dipanare del primo capitolo, anche l’effetto trainante emozionale viene ridotto al minimo, lasciando che sia solo l’ingordigia di nuove abilità a non farci scollare dal gamepad.
Comparto tecnico eccezionale, con qualche piccola mancanza
Conclusioni
InFamous: Second Son, è un titolo che non scontenterà i fan della saga, giacché ne ripropone le tutte le meccaniche principali, migliorate. Il gameplay è sufficientemente solido in quello che offre, ma penalizzato dalla ciclicità di contenuti da svolgere, sempre uguali tra loro, e manca una trama di reale interesse, o quantomeno al livello di quella del primo capitolo, che sarebbe stata utile a trainare nei momenti meno divertenti.