Articolo a cura di Claudio Consoli
La saga di Dragon Ball è una di quelle capaci di prescindere dal suo medium di nascita, di raggiungerne molteplici e di diventare fenomeno di culto. Dalle pagine dei manga di Akira Toriyama, passando per il suo Anime, che difficilmente non s’è visto almeno una volta, fino a film d’animazione e persino da un pellicola con attori in carne ed ossa che, in realtà, sarebbe stato meglio non avesse visto la luce. Il mondo dei videogames non è stato meno ospitale con l’opera giapponese, e da anni si intervallano nuove trasposizioni di quanto letto e visto in tv, in formato videoludico. Ultima di questa serie è Dragon Ball Z: Battle of Z, titolo sviluppato da Namco Bandai per Xbox 360, PS3 e PS Vita.
Video Recensione
L’unione fa la forza
Lo ammettiamo, sentir partire nel menù principale l’immancabile “Cha-La Head-Cha-La”, ci ha regalato una forte emozione. Quando poi attorno al globo terrestre che appare in mezzo allo schermo, abbiamo visto a ruotare delle sfere di energia Genki, con i nomi dei giocatori online scritti sopra, l’idea di avere davanti qualcosa di maestoso ci ha fatto sgranare persino gli occhi. Ma, si sa, il giocatore di videogames dedicati specificamente a saghe così importanti è sempre tra i più critici. Per tentare di convincere questa difficile platea, Dragon Ball Z: Battle of Z punta su una lunga modalità offline a singolo giocatore o in cooperativa, e su diverse opzioni multiplayer che consentono sfide a squadre, cosi come 1 contro 1. Indispensabile iniziare il proprio viaggio con la modalità storia per sbloccare tutti i personaggi inizialmente non disponibili. La storia ripercorre per intero tutta la saga Z, comprendendo quindi anche i personaggi visti nel manga o nei film d’animazione, si parla quindi di un totale di 46 personaggi più un paio in DLC, senza contare le singole trasformazioni: probabilmente il roster più completo ed interessante visto sinora, ma che si paga, e lo vedremo a seguire, con una certa carenza sotto molti aspetti del gameplay.
Il titolo bandai propone l’ormai sfruttatissima visuale posta alle spalle del personaggio, consentendo di muoversi liberamente nello scenario di gioco, spiccando il volo ad alta velocità o portando il combattimento a terra. Nulla di nuovo rispetto ad Ultimate Tenkaichi, se non per l’importante possibilità di fare squadra con altri tre personaggi comandati da CPU (o da compagni online in cooperativa), con i quali affrontare team avversari composti anch’essi da uno a quattro nemici. Il controllo del personaggio resta fisso su quello selezionato prima dell’avvio della missione, mentre ai compagni virtuali è possibile dare imposizioni tattiche attraverso la semplice pressione del d-pad. Più che la gestione delle strategie, che ci è parsa poco incisiva sul terreno di scontro, a determinare l’esito di una sfida si dimostra piuttosto la buona scelta dei partecipanti scelti. Selezionare i personaggi per simpatia o per preferenza personale non sempre si rivela la mossa migliore: l’intero roster è infatti diviso in quattro categorie di lottatori, che è bene mescolare oculatamente al fine di ottenere squadre bilanciate. Se personaggi come Goku rientrano nella categoria “Fighting”, ovvero quelli particolarmente abili nel corpo a corpo, Vegeta o Piccolo fanno focus su abilità energetiche schierandosi nella categoria “Ki Blast”, mentre Gohan o Trunks nelle loro versioni da bambino si dimostrano utili nell’aiutare i compagni curandoli, e rientrando quindi nel “Support”, mentre personaggi come Crilin, facenti parte della categoria “Interference”, sono più abili a difendere i compagni interrompendo gli attacchi avversari. Una divisione quasi ruolistica dei compiti in battaglia, che si rivela determinante oltre la metà della campagna, quando i nemici diventano abbastanza forti da mettere in difficoltà giocatori mediamente abili. Inutile sottolineare quanto, ancor di più, la scelta di ruoli bilanciati risulti fondamentale nelle sfide multigiocatore online, dove un team ben sviluppato parte con un vantaggio netto rispetto ad uno composto da lottatori casuali.
Sul campo di battaglia
Le meccaniche introdotte a livello tattico con la gestione del team, non hanno offuscato una buona cura delle peculiarità di ogni singolo fighter, sia estetiche che funzionali. Ciascun personaggio ha modo di utilizzare combo d’attacchi base attinenti a quanto visto e letto, cosi come di scaricare raffiche di energia con la pressione di un singolo tasto. Non mancano le canoniche mosse speciali, che consentono di realizzare tecniche avanzate con combinazioni di due tasti, per un totale, però, di sole tre tecniche energetiche, specifiche per ciascun personaggio. Fanno eccezione solo pochi campioni dotati di una ulteriore tecnica “Suprema”, come Goku nella sua versione base, che potrà lanciare la sua celebre Sfera Genkidama, attivabile solo in contesti predeterminati dalla storia, o dopo l’ottenimento di un apposito oggetto magico.
Gli oggetti, cosi come carte collezionabili e bonus di vario genere, si rivelano importanti, persino troppo, nel gameplay di Battle of Z. Dopo ogni missione terminata, al giocatore vengono regalati dei premi tramite i quali sbloccare il potenziale dei personaggi. Un’alternativa interessante ai classici punti esperienza da attribuire, che consente di potenziare questo o quell’eroe assegnando più carte bonus, che influiscono direttamente sulle sue caratteristiche psico-fisiche. Purtroppo la medaglia ha anche un lato negativo: per ottenere carte a sufficienza per migliorare a livelli dignitosi anche solo una decina di personaggi, saranno necessarie parecchie ore di gioco e farming di missioni già svolte, tempo che, come vedremo, non è detto abbiate la pazienza di dedicare al titolo. In questo contesto, l’introduzione della condivisione del Genki, che ci chiede di donare energia accomulata agli altri giocatori online, dopo buona parte delle missioni, si rivela un pretesto poco interessante per accumulare i soliti punti spendibili per acquistare oggetti e similari.
Troppe sfere rotte…
Nonostante le ottime premesse, non tutto fila liscio. Sebbene dotati di tecniche uniche differenti, e fatto salvo per la necessità di interpretare al meglio il ruolo determinato dalla categoria, la sensazione è di avere per le mani personaggi quasi identici tra loro. A differenziare l’uno dall’altro, fattore estetico a parte, è quello che ci è parso un forte sbilanciamento. Per quanto sia credibile e corretto che un Goku Super Saiyan sia più forte di un Nappa qualsiasi, in termini di multiplayer questo vincola eccessivamente la possibilità di scelta alla solita decina al massimo di personaggi. Se a questi veri e propri super campioni si aggiungono anche carte speciali e potenziamenti di sorta, il gioco dello sbilanciamento totale è compiuto.
Ad influire negativamente sul gameplay sono altresì una pessima telecamera virtuale, che raramente riesce a porsi nel punto d’osservazione migliore, e meccaniche di controllo, aggancio del bersaglio ed avvicinamento a nemici lontani, ancora troppo macchinose. A dirla tutta da appassionati dell’anime, avremmo anche mandato giù i tanti limiti in favore di un’atmosfera generale di buon livello, ma anche in questo senso manca qualcosa. Abbiamo completato missione dopo missione avidamente, con grande voglia di sbloccare ogni personaggio, ma restando ampiamente delusi per l’approssimativa trasposizione della trama della saga. Ricordate momenti epici come la sfida tra Freezer e Goku, il quale dopo aver visto morire l’amico Crilin, trova per la prima volta la rabbia e la forza per diventare Super Saiyan? Bene, in Dragon Ball Z: Battle of Z, momenti come questo vengono completamente omessi. La battaglia di cui parlavamo si trasforma in una fredda missione, che dopo avervi visto sconfiggere Freezer nei panni di Goku “base”, semplicemente si conclude. Nella missione successiva, ci si ritrova a poter selezionare la versione Super Saiyan di Goku così come quella normale, ed il buon Crilin ancora tra i compagni selezionabili. Considerando che tutta la modalità principale bistratta la storyline della saga originale in questo modo, la delusione é ampissima. Altro malcontento arriva proprio dalla mancata gestione delle trasformazioni dei personaggi dotati di più forme. Queste non sono infatti attivabili durante un combattimento, ma sono da selezionare preventivamente, come se si trattasse di personaggi distinti. Questo rovina del tutto il patos degli scontri, dove la trasformazione si sarebbe potuta tradurre in una scelta tattica da effettuarsi solo al momento più opportuno della sfida.
Tecnica e multiplayer
Nonostante l’impegno, abbiamo faticato a portare a termine tutte le missioni primarie e secondarie della campagna, causa monotonia e ripetitività, spostandoci alla corposa prova del multiplayer con avversari randomici e colleghi del settore. Anche in questo caso, niente rose e fiori. Problema principale è l’assenza di tecniche rompiblocco e tecniche di contrattacco valide: le sfide si sono dimostrate perlopiù un’alternanza di combo non interrompibili, parate infinite per demotivare l’avversario (con la difesa alta si è quasi invulnerabili) e mosse energetiche ripetute. Le differenti modalità cercano di portare novità offrendo variazioni al tema, ma con un gameplay che non convince, la sostanza non cambia. Nota di merito, quantomeno non abbiamo notato lag. Il net code ha retto il ritmo forsennato delle sfide più che degnamente, fatta eccezione per alcuni combattimenti durante i quali si sono verificati blocchi ripetuti dell’azione su schermo, salvo ripartire di colpo. Sul versante tecnico, assodata la presenza di una telecamera da dimenticare e di controlli datati e macchinosi, si può almeno gioire per l’ottima riproduzione dei singoli personaggi e degli scenari, identici a quelli dell’anime, arricchiti da textures semplici ma curate. Buoni gli effetti delle mosse più sceniche e la modellazione dell’ambiente, seppur si tratti di arene limitate nelle dimensioni e scenograficamente semplicistiche. Emozionante la colonna sonora, limitata comunque a poche musiche e suoni, ma che conserva le atmosfere della serie tv.
Commento finale
Dragon Ball Z: Battle of Z aveva tutte le carte in regola per essere uno tra i migliori capitoli della saga. Immaginandoci una formula di combattimento con telecamera alle spalle del personaggio ormai rodata, l’introduzione di battaglie a squadre, gli elementi quasi ruolistici legati alle categorie di combattenti, e un roster da sogno, ci eravamo quasi convinti di poter avere tra le mani un piccolo capolavoro. Purtroppo, però, ciascuno di questi elementi ha deluso in almeno un punto: la telecamera virtuale mostra evidenti problemi di gestione, le battaglie a squadre basate su ruoli falliscono nel momento in cui l’IA non si dimostra capace di interpretare i ruoli stessi, ed il roster propone tanti personaggi ma quasi identici da usare, trascurando la gestione delle trasformazioni. Se a questo si aggiunge la pessima trasposizione degli eventi dell’anime nella modalità storia, e una legnosità generale che non ci aspetteremmo di trovare in un titolo di moderna concezione, il quadro generale è di un’occasione mancata, e di un prodotto adatto solo ai più convinti sostenitori del marchio.