Articolo a cura di Claudio Consoli
Doveva essere un titolo per Kinect, ma il destino ha voluto, invece, che diventasse un Hack ‘n’ Slash, o meglio un Combat Game, come Crytec preferisce definirlo. Sin dalle sue prime apparizioni in eventi e anticipazioni, Ryse ha saputo stupire per l’incredibile comparto grafico, ma anche lasciato da subito qualche dubbio sul gameplay, considerato dagli osservatori scialbo e ripetitivo. Abbiamo atteso a lungo di avere per le mani il titolo completo e finalmente, dopo aver terminato la campagna e aver passato qualche ora nel comparto multiplayer, siamo pronti per dire la nostra sul prodotto esclusivo Microsoft.
L’insurrezione di uno spirito vendicativo
L’intera avventura di Marius, protagonista di Ryse, avviene in forma di flashback dopo un incipit nel quale, da centurione romano, il protagonista affronta impavidamente una schiera di barbari agguerriti, sino a giungere al cospetto dell’imperatore Nerone, che ne implora l’aiuto e la protezione dalle violente forze dei britanni. Da quel momento, un lungo arco narrativo accompagna il giocatore in tutti e otto i capitoli della campagna, raccontano l’ascesa di un giovane soldato sino agli alti ranghi delle forze romane, toccando tutti i cliché narrativi che ci si aspetterebbe di trovare in un titolo del genere.
Successo, sconfitta, ira, vendetta: sembra non mancare nulla in quella che si dimostra una storia interessante da seguire, sebbene non brilli per colpi di scena se non solo nelle intenzioni. Solo l’amore, manca. Fatto salvo per l’affetto verso la sua famiglia, che lo spingerà ad affrontare temibili guerrieri, cosi come l’altrettanto spaventosa corruzione che dilaga nell’Impero, nel cuore di Marius non c’è spazio per i sentimenti. Dalla prima all’ultima scena saranno rabbia, senso di giustizia e di rivalsa a guidare i gesti del guerriero, che dovrà contare sulle sue forze e quelle del suo esercito per riportare l’ordine. Ambientazione, ritmo di gioco, narrazione e aspetto grafico danno vita, insieme, ad un mondo di gioco credibile e realistico, dove non manca anche un velo di misticismo, con la presenza e l’influsso di divinità che hanno un ruolo fondamentale nella storia, sebbene a livello di gameplay questo non si traduca in magie o tecniche oltre l’umana comprensione. Tutto è volutamente molto violento e genuino com’era la Roma del tempo.
Nonostante il crudo realismo delle azioni su schermo, Ryse non promette una ricostruzione storica credibile, e lo dimostra da subito. Lo stesso Nerone è un vecchio e borioso imperatore, apparentemente oltre i sessant’anni e sicuramente più anziano della sua controparte reale, suicidatasi a poco più di trent’anni, e in generale vi sono svariati espedienti narrativi utili a caratterizzare i personaggi e a spettacolarizzare le sfide da affrontare nel gioco.
Spada e scudo al servizio di Roma
Il gameplay di Ryse si basa su una formula semplice, persino troppo. Attacchi base eseguibili con X vengono intervallati dall’uso del tasto Y per sbilanciare i nemici e scoprirne le difese. Tenendo premuto uno tra questi due tasti ne scatena le versioni più lente e potenti, mentre al tasto A é assegnata la funzione di contrattacco, con la quale parare colpi avversari e aprire una finestra temporale utile a concatenare mosse con avversario inerme. Il tasto B si limita a consentire schivate in capriola, mentre con il grilletto dorsale destro possiamo attivare le esecuzioni, a patto di aver danneggiato a sufficienza uno o due avversari, nel caso delle esecuzioni doppie, cui far seguito la pressione dei tasti attacco indicati dal bagliore sui nemici, in quick time estremamente presenti e ripetitivi.
Eseguire tali tecnice consente di eliminare i nemici in maniera tanto spettacolare quanto cruenta, ma non si limita a questo. Grazie al D-Pad é possibile attivare uno tra quattro bonus disponibili ovvero XP, Danno, Cura e Furia. L’esecuzione delle tecniche finali consente quindi anche di migliorare il bonus selezionato, fornendo punti esperienza aggiuntivi con i quali sbloccare potenziamenti per l’eroe, aumento del danno prodotto, ripristino dell’energia del giocatore o incrementando il livello di furia di Marius. Quest’utlimo elemento è l’unico a livello di gameplay ad abbattere il muro di realismo, giacché sbattendo lo scudo rabbiosamente al suolo, Marius produce un’onda d’urto in grado di stordire ad area i nemici. Fintanto che lo status rimane attivo, é possibile scagliarsi sui nemici e realizzare furiose combo di attacchi, da completare, anche in questo caso, con le esecuzioni singole o doppie.
Quanto illustrato qui sopra, è tutto ciò che il giocatore si trova a fare, ripetutamente, per l’intera campagna di gioco. Parliamo di cinque sei ore di pestaggi identici tra loro, e buoni filmati realizzati con il motore di gioco, intervallati da monotone fasi difensive ai comandi di balestre fisse, o alla guida della testuggine romana, l’iconica formazione di difesa e d’attacco, che consente di difendere la centuria dalle frecce nemiche e alternativamente di attaccare con lanci di giavellotti di massa.
La varietà delle situazioni doveva essere la chiave di volta di un gameplay effettivamente ripetitivo, ma fatto salvo per le fasi citate, che non si dimostrano peraltro particolarmente divertenti, non ci sono reali variazioni al tema, ed il solo sistema di combattimento non riesce, senza una trama coinvolgente, a tenere alta l’attenzione. Contrariamente a quanto avvenga in altri titoli del medesimo genere, non sono presenti combo da padroneggiare, non è possibile variare genere d’attacco in maniera creativa, e non c’è la possibilità di sbloccare nuove tecniche, se non nuove esecuzioni che cambiano solo per estetica delle animazioni, ma che non influiscono in alcun modo sul gameplay. Sebbene si dimostri particolarmente piacevole staccare arti a nemici in maniera coreografica, questo non basta a giustificare il ripetere la campagna più volte per sbloccare tutti i potenziamenti e le nuove animazioni, e quindi tantomeno a spendere dei soldi con il sistema di microtransizioni presente per ottenere questi elementi anticipatamente. I punti esperienza accumulati possono essere utilizzati, in ogni caso, non solo per esecuzioni differenti, ma soprattutto per potenziare il protagonista nei quattro comparti principali, ma anche in questo caso, nulla di nuovo.
Alla fine dell’avventura, ripensando all’intero percorso fatto, non si può dire di non aver affrontato un bel viaggio, ma la sensazione che tale soddisfazione dipenda quasi del tutto unicamente dal comparto tecnico e dagli splendidi scenari, piuttosto che dalla giocabilità, è davvero forte.
Una pietra miliare da cui ripartire
Valutando il comparto tecnico di Ryse, fare a meno di utilizzare aggettivi come eccezionale o meraviglioso è davvero impossibile. Normalmente solo negli ultimi mesi del ciclo di vita di una console gli sviluppatori riescono a trarre il meglio dalle risorse hardware a disposizione, mentre con Ryse ci troviamo per le mani già da subito un prodotto dalla tecnica a dir poco esaltante. Sebbene la risoluzione in termini numerici non arrivi ai chiaccherati 1080p, fermandosi a 900p a 30 FPS stabili, dimenticando i numeri e dando ragione solo alla vista, si può apprezzare la ricostruzione di una antica Roma che, seppur con evidenti licenze poetiche, è riproposta nella sua maestosità nei minimi dettagli. Non solo, anche grandi giardini e soprattutto le aree ricche di vegetazione sono curate in maniera maniacale. Durante le battaglie come nelle fasi esplorative, è possibile vedere fiamme credibili, ombre del tutto naturali e effetti acqua incredibilmente realistici. Gli elementi di grande impatto sono accuratamente sviluppati, ma anche dettagli che nel complesso danno vita ad ambientazioni vive, stupefacenti. Con un po’ d’attenzione è possibile vedere e sentire persino insetti volare, scorgere pollini che volano o pulviscolo ambientale illuminato dal sole. Un contesto di magnificenza che si allarga alle animazioni, estremamente naturali e solo raramente vittime di qualche inesattezza, sia del protagonista che degli avversari. Un comparto visivo che, per arrivare a tale livello, sembra aver volutamente sacrificato la dinamicità degli ambienti, composti da elementi non distruttibili, e basati su percorsi lineari e strade obbligate. Non sono da meno le musiche, che accompagnano al meglio l’azione su schermo, grazie ad una colonna sonora epica ben orchestrata. Il doppiaggio vive invece di alti e bassi. Alcune voci sono adeguate al volto e alla fisicità dei personaggi, altre meno e spesso fuori tono in alcune battute chiave che avrebbero richiesto più enfasi, influendo sull’emozionalità della scena. Il bilanciamento stesso dei volumi di default è del tutto inadeguato, e senza intervenire manualmente tramite menù opzioni, si rischia di perdere diverse frasi coperte dalla musica, anche a causa della recitazione talvolta inopportunamente sussurrata.
Giocare a Ryse é come salire su una splendido rollercoaster a tema. Tutti gli elementi estetici sono curati nei dettagli, la storia non brilla ma si lascia seguire dall’inizio alla fine, e l’effetto stupore si fa largo nel cuore del giocatore frequentemente, eppure si percepisce di essere agganciati al seggiolino, e di non potersi librare in volo liberamente.. L’altra faccia della moneta rappresentata dall’estetica imponente è infatti una rigidità del motore di gioco che non consente di interagire con alcun elemento ambientale, come se si camminasse in una scenografia intoccabile. Lo stesso sistema di combattimento sembra pagare dazio in tal senso. Rigido, lento e con possibilità di creatività pari a zero, si limita a mostrarsi nella sua maestosità per ogni secondo di gameplay, senza offrire alcuna variazione di rilievo. Niente combo, niente tecniche speciali, nulla che non sia il solito parata e contrattacco per tutto l’arco dell’avventura e, sebbene questa meccanica si riveli comunque divertente quando si affrontano i nemici più avanzati in grande quantità o i boss di livello, in generale la formula risulta eccessivamente monotona. Fortunatamente l’IA è in grado di attaccare con frequenza il protagonista anche con più avversari contemporaneamente e questo, oltre la metà della storia, diventa un punto a favore, dato che obbliga il giocatore ad un minimo di variazione tattica nell’affrontare avversari di classi differenti e con tecniche d’attacco e difesa più elaborate. Una citazione va alla forma d’integrazione scelta per Kinect. Durante alcune fasi di gioco è possibile impartire ordini alle truppe gridando le frasi segnalate su schermo, o in alternativa tenendo premuto il tasto LB. L’utilizzo del controllo vocale si rivela utile nelle fasi più concitate, giacché la pressione di LB richiede diversi secondi per l’attivazione e potrebbe rivelarsi scomoda se si sta combattendo, mentre pronunciando i testi a video i comandi si attivano istantaneamente e senza distrarre dalla battaglia
Multiplayer
Il comparto multiplayer di Ryse si limita a proporre sfide nel Colosseo in cooperativa, con amici o con compagni casuali Xbox Live. Tali sfide sono altresì affrontabili singolarmente per guadagnare qualche punto spendibile in equipaggiamento senza dover dividere le vittime con un altro giocatore. Il sistema di combattimento rimane similare a quello del gioco in singolo, e la gestione degli effetti al rallentatore si basa sulla distanza dal compagno. Stando sufficientemente separati, attacchi base ed esecuzioni si presentano identiche al single player, mentre spalla a spalla con un compagno vengono proposte in tempo reale, salvo per le esecuzioni in coppia nelle quali l’azione rallenta per mostrare la furia congiunta dei due compagni sul nemico sconfitto. La possibilità di personalizzare le caratteristiche estetiche del proprio guerriero manca del tutto. E’ possibile modificare l’equipaggiamento del gladiatore, per le armature esteticamente più imponenti e iconiche bisogna attingere dalla carta di credito, in quanto DLC. Purtroppo l’intero sistema multiplayer si dimostra monotono e accessorio, incapace di mantenere alta l’attenzione del giocatore oltre qualche mezz’ora.
Commento finale
Se dicessimo che, in fin dei conti, il tempo passato sul titolo Microsoft non ci abbia divertito, mentiremmo, ma non tutto è andato liscio. Non fosse per la particolare propensione al gore e al grottesco di chi vi scrive, sarebbero pochi gli elementi di reale interesse nel gameplay di Ryse, titolo che, se presentato con una grafica di basso livello, sarebbe probabilmente stato archiviato come uno tra tra tanti. Sul versante giocabilità il prodotto Crytek si risolleva solo dalla metà inoltrata in poi, quando i nemici sono abbastanza vari da rendere il gameplay più vispo e la trama cresce di intensità aumentando il ritmo dell’azione, ma a quel punto tre delle sei ore di gioco offerte dalla campagna saranno già bruciate.
In conclusione, si tratta di un prodotto con grandissimi pregi e altrettanto grandi difetti, sicuramente da non evitare del tutto, ma nemmeno da acquistare a scatola chiusa. Consigliamo quindi di fare un giro su questo rollercoaster per apprezzarne l’incredibile ambientazione e le gloriose esecuzioni, ma senza potersi alzare dal seggiolino e spiccare il volo.