Non sappiamo nemmeno da dove iniziare. Total War: Rome 2 è un titolo talmente grande, profondo e immenso che è persino difficile scegliere quale caratteristica raccontarvi prima, come mettere assieme i tasselli di un puzzle grandissimo e complicato da comporre. Quella messa in piedi da Creative Assembly è una vera e propria esplosione di tutte le potenzialità finora espresse da una delle saghe strategiche più amate di sempre e che, nel corso degli anni, è riuscita nel mirabile compito di non sbagliare nemmeno un colpo.
Non è forse un caso che lo sviluppatore abbia deciso di tornare all’ambientazione dell’Antica Roma, già esplorata nove anni fa con il primo Total War: Rome, una delle più apprezzate dagli appassionati, per cercare di sviluppare il titolo della serie più grande e ambizioso di sempre. E forse anche in maniera più sorprendente del previsto, la missione è perfettamente compiuta.
Il dominio di Roma
Total War: Rome 2 porta il giocatore nel 272 a.C per l’inizio della campagna principale del titolo, che permette quindi di vivere e gestire in prima persona l’espansione dell’Impero Romano nella penisola italiana mentre altre civiltà tentano, invano, di arginare lo strapotere di una delle potenze più grandi che il mondo abbia mai conosciuto. Total War: Rome 2 non vuole però giustamente ridursi a una semplice esaltazione della potenza militare romana, ma mette nelle mani del giocatore un realistico quanto delicato sistema economico-politico che, se mal gestito, rischia di portare al game over prima del previsto.
Non è oggettivamente facile e immediato prendere confidenza con il profondo ed estremamente variegato sistema di gioco di Total War: Rome 2. Per questa ragione, gli sviluppatori hanno ben pensato di introdurre un lungo prologo che funzioni da tutorial vero e proprio, e che dà modo ai giocatori meno esperti di prendere, passo dopo passo, confidenza con le funzionalità principali del gameplay, mentre i fan navigati hanno l’opportunità di vivere in prima persona un gustoso ripasso delle meccaniche tipiche di Total War.
Sì, perché nonostante le novità siano diverse e sarà difficile parlarne tutte in una sola recensione, l’impronta tipica di base di un Total War è chiaramente rimasta immutata. Detto ciò, ogni singolo aspetto del gameplay, pur non completamente rivoluzionato, ha subito una modifica che nella maggior parte dei casi richiederà ai giocatori di re imparare a prendere confidenza con mouse e tastiera prima di gettarsi a capofitto non solo nelle varie possibilità offerte dal single player, ma anche e soprattutto nel multiplayer.
Una volta aperta l’enorme mappa principale che permette di pianificare le proprie mosse tramite un classico sistema a turni, si viene subito a contatto con una delle novità: il sistema delle province. A differenza dei precedenti capitoli della serie, le regioni sono state raggruppate in province contenenti a loro volta da due a quattro ragioni, ognuna con caratteristica propria. È una scelta voluta per spingere il giocatore a variare, turno dopo turno, la propria gestione, e non limitarsi quindi a un semplicistico sfruttamento della regione conquistata prima di passare all’assalto di un nuovo territorio. A seconda del tipo di zona su cui è stato sistemato l’avamposto o la città conquistata, l’utente è chiamato a decidere la tipologia di sviluppo con una serie di edifici allineati a quella scelta. Si propenderà per strutture militari nel caso si voglia avere un avamposto puramente bellico oppure, se il terreno è particolarmente fruttuoso, tanto vale concentrarsi sull’agricoltura o, ancora, una città posta sul mare potrebbe diventare terreno fertile per pesca o, perché no, l’allestimento di una devastante flotta marina.
Un solo aspetto del gameplay, vedete, ha diverse diramazioni decisive per le sorti della civiltà. La perdita di una provincia potrebbe comportare gravi danni alle casse dello Stato, cosa che di conseguenza potrebbe costringevi a portare un aumento delle tasse in altre regioni o province con il rischio di scatenare una sommossa popolare nel caso si calchi troppo la mano. È semplicemente impossibile mettere in piedi due partite perfettamente identiche: in Total War Rome 2 gli equilibri sono delicatissimi e ogni singola mossa può avere ripercussioni gravi, sia in positivo che in negativo, per il futuro della partita.
Naturalmente non c’è solo il sistema delle province a reggere in piedi il profondo sistema di gioco di Total War: Rome 2. Troviamo le differenze culturali ad esempio, che possono essere decisive in fase di diplomazia: una civiltà dalle abitudini totalmente diverse dalla nostra difficilmente accetterà un accordo economico o militare, preferendo in questo senso altre potenze, magari nostre nemiche; ma anche la noiosa politica gioca un ruolo centrale, spingendo il giocatore a comportarsi in maniera precisa in determinate situazioni. Controllando la civiltà Romana, dunque una Repubblica, è necessario trovare un preciso equilibrio per non scatenare guerre civili tra le famiglie, o, al massimo, infiammarne una per reclamare il ruolo di imperatore. Le fazioni monarchiche (nove in totale quelle giocabili) richiedono invece di governare con severità e astuzia onde evitare il formarsi di piccoli gruppi ribelli. Anche le più piccole azioni possono influenzare i rapporti politici: un matrimonio, un assassinio, una alleanza non gradita, una guerra forse inutile, una guerra evitata per codardia. Possiamo elencare decine di motivi in grado di mettere in pericolo la sottile stabilità che reggerà la vostra civiltà per l’intera durata della campagna.
Anche la gestione di esercito e flotta ha subito qualche modifica per rendere in qualche modo più immediato il complesso sistema che lo compone. Adesso è possibile reclutare nuove unità direttamente all’interno dell’esercito, anche quando è in movimento sulla mappa, cosa che rende senz’altro la gestione delle proprie truppe più veloce e semplice e funziona anche per attuare strategie offensive o difensive dell’ultimo momento. Creative Assembly ha lavorato inoltre per offrire al giocatore una profonda personalizzazione di ogni unità, con abilità che possono specializzare determinati gruppi in certe discipline grazie ai punti esperienza che vengono conquistati in ogni battaglia.
E a proposito di battaglia, chiudiamo questa lunga analisi sul gameplay proprio con l’aspetto che, clamorosamente, non abbiamo ancora toccato: la gestione delle truppe sul campo di scontro. Qui il feeling è rimasto praticamente immutato rispetto i predecessori: a vincere è una accurata gestione delle unità sul campo e soprattutto il loro posizionamento prima che la battaglia abbia inizio. Ascoltando i feedback degli appassionati, Creative Assembly ha inserito una nuova visuale in stile RTS specificatamente pensata per i puristi che desiderano avere uno sguardo migliore dell’intero terreno di scontro. Una feature niente male che per quanto ci riguarda si è rivelata utile in diverse situazioni, specialmente quando si trattava di controllare nutriti gruppi di unità intenti ad assaltare le postazioni nemiche. Poco pratica ai fini del gameplay, ma sicuramente spettacolare è la visuale cinematografica che porta la prospettiva direttamente alle spalle dell’unità controllata.
Trattandosi di un Total War, dominano le battaglie campali su vasta scala. Le diverse tipologie di unità presenti permettono inoltre di imbastire le tattiche che si preferiscono, adattandosi quindi immediatamente a ciò che viene offerto su schermo. Anche le condizioni atmosferiche non vanno sottovalutate, visto che la pioggia potrebbe ad esempio svantaggiare gli arcieri e il movimento delle truppe, cosa che potrebbe magari portare il giocatore ad aspettare il miglioramento del tempo prima di sferrare l’attacco. Anche qui, come per la componente gestionale, le variabili sono tantissime e impossibili da elencare tutte. Il destino dello scontro dipende senz’altro dal numero di unità a disposizione, ma la strategia è una componente pressoché fondamentale per sopravvivere: studiando bene la mappa si riesce anche a resistere a un assedio che sembra impossibile da contrastare. Tutto dipende ovviamente dalla bravura del giocatore.
Non manca ovviamente il multiplayer, ma per ragioni di tempo non abbiamo avuto la possibilità di esplorarla come si deve. Riserveremo un aggiornamento a questa recensione dopo una prova più approfondita.
Luci su Roma
Chiusura di questa lunga recensione è dedicata ovviamente al comparto tecnico, una evoluzione di quello visto nei precedenti episodi. L’aspetto visivo è sicuramente impressionante considerato anche il numero di unità a schermo, tutto accompagnato da effetti di alta qualità e solo qualche piccolo bug a macchiare, di striscio, un lavoro pressoché perfetto. Certo, cotanta qualità ha un prezzo da pagare in termini di prestazioni e per godersi Total War: Rome 2 al massimo è necessario quantomeno possedere una configurazione recente. In ogni caso, il motore è perfettamente scalabile per adattarsi alle esigenze del proprio sistema. Perfetto l’accompagnamento sonoro: una colonna sonora mai fastidiosa e sempre azzeccata completa un comparto composto da un buon doppiaggio in italiano per i personaggi principali e vari effetti che fanno sentire il giocatore davvero al centro del campo di battaglia.
Commento finale
Total War: Rome 2 è il trionfo e il compimento di un percorso iniziato tanti anni fa. Creative Assembly ha dato fondo non solo al talento che ha sempre dimostrato di possedere, ma anche alla passione che nutre verso la sua serie, il genere di appartenenza e il volere di tutti gli appassionati. Perché Total War: Rome 2 è proprio questo. Un tributo a ciò che è stata la serie negli ultimi anni progettato per sfruttarne al massimo tutte le potenzialità.
Nulla è lasciato a caso. La componente gestionale è profonda e funziona come si deve, così come la parte effettivamente giocata, ormai marchio indiscutibile della serie, che continua a migliorarsi apparizione dopo apparizione. Un gioco enorme, lunghissimo, che presenta una quantità di contenuti semplicemente spaventosa.
Il Total War (quasi) perfetto. Il Total War più grande di sempre. Il capolavoro del genere strategico gestionale che terrà incollati al monitor milioni di appassionati per mesi e probabilmente anni. Qualche difetto sulla IA e sulla effettiva curva di apprendimento, che per quanto docile scoraggerà i novizi proprio per la grandezza della struttura di gioco, non basta a rovinare una produzione in grado di strappare soltanto applausi.